È oramai comprovato che la scelta di frutta e verdura da consumare ha un suo perché. Verdura e frutta invernali, come le arance, i kiwi, l’uva, i broccoli, i fagioli, tutti ricchi di vitamina C e antiossidanti, per esempio, rinforzano gli anticorpi e proteggono dalle malattie da raffreddamento.
Non tutti sanno però che lo stesso vale per il pesce. Un pesce sano, proveniente dalla pesca e non dall’acquacoltura, ha bisogno di rispettare i tempi di riproduzione e la stagionalità. Esistono inoltre precisi parametri di legge europei per la pesca: il pesce, per essere catturato legalmente, deve raggiungere una certa taglia legata alla maturità. Per esempio, la triglia, molto presente nel Mediterraneo, raggiunge la maturità nei mesi autunnali, da settembre a novembre, lo stesso vale per il sarago e il dentice. In inverno, il pesce azzurro: sardine, alici, sgombri, nasello, dà il meglio di sé, ma anche le vongole, che tra l’altro contengono molto ferro. Molluschi, come seppie e calamari, ma anche gamberi, gamberoni e ricciola, andrebbero consumati preferibilmente d’estate. Anche i prodotti ittici sarebbe meglio poterli consumare a chilometro zero, questo permetterebbe di gustare un alimento che, oltre a mantenere il sapore autentico della rispettiva specie, conserverebbe al meglio quei famosi Omega 3 che contribuiscono al nostro benessere, contrastando gli effetti dannosi dei radicali liberi.
Laddove non sia possibile consumare del pesce fresco, si può ricorrere ai surgelati. I migliori sono quelli che, senza tanti passaggi di lavorazione, vengono congelati direttamente sulle navi, appena pescati, come il merluzzo dei mari del Nord. Per questi comunque è bene leggere con attenzione le etichette che specificano sia la provenienza che la presenza di eventuali conservanti. Per il pesce di acquacoltura, stiamo bene attenti alla provenienza. E’ noto che i controlli sulle nostre filiere di provenienza sono le più accurate d’Europa, se non del mondo.
Dovremmo abituarci a diffidare di offerte speciali, anche se allettanti, di prodotti di acquacoltura provenienti da altri Paesi.
Ultimamente in Grecia c’è stata un’inchiesta che ha portato alla luce le cattive condizioni degli allevamenti di orate, uno dei pesci più comuni e richiesti, stipate in spazi troppo piccoli e igienicamente precari, rimpinzate letteralmente di antibiotici. Anche la Norvegia, grande esportatrice di salmone, non è esente da queste problematiche. Un altro scandalo ha coinvolto alcuni esportatori orientali di gamberi e aragoste, anche questi risultati trattati da medicinali per la conservazione. Grande attenzione dovremmo anche avere nei confronti del tonno conservato in scatola, privilegiando quello sotto vetro e pescato con la tecnica “a canna”, ma questo merita un capitolo a parte. Insomma, per andare sul sicuro e gustare un prodotto che sia sano per noi e per l’ambiente, il consiglio è: occhio alla filiera e alla stagionalità.