Definire l’Ayurveda una medicina alternativa è certamente restrittivo. Si tratta infatti di una vera e propria filosofia di vita, che oltre alla ricerca di metodi di cura per alleviare il dolore e debellare una malattia, si occupa di armonizzare il rapporto tra animo umano e Universo, nel rispetto dei ritmi della natura, in sinergia con quelli che regolano gli organismi individuali. Per l’Ayurveda infatti è lo squilibrio tra uomo e ambiente, oltre che tra anima e corpo, a generare le malattie. La ricerca di un equilibrio possibile e la conseguente armonizzazione, attraverso una vita scandita da ritmi più umani e naturali, sana e consapevole, conduce alla guarigione di tante patologie. Le sacre scritture indiane, come il Ramayana, fanno risalire questa scienza addirittura alla preistoria, quando il dio Brahma decise di trasmettere agli uomini conoscenza e saggezza, attraverso i Veda, i libri sacri. Il saggio Bharadvaja fu il primo individuo cui il dio fece questo dono, facendogli promettere che si sarebbe dedicato alla cura dell’umanità. Per questo è considerato il precursore dei medici orientali, così come in occidente lo è Ippocrate.
Dalle verifiche archeologiche e dai testi tramandati sino ad oggi, pare che veri e propri trattati su varie patologie e metodi di cura esistessero già ai tempi della prima invasione ariana dell’India, nel 1500 avanti Cristo. Una serie di iscrizioni mostrano un interessante elenco delle malattie più diffuse, classificate come: febbre (takman), malattie ereditarie (ksetriya), tosse (kasa) e persino tumore (aksata). I rimedi utilizzati erano soprattutto erbe macerate e trattate, polveri minerali, derivati del latte. Come tutte le scienze mediche primordiali, l’antica Ayurveda si basa su una concezione dell’organismo come un complesso agglomerato di sostanze liquide e solide, in perfetto equilibrio fra loro: acqua (ap), fuoco (tejas), aria (vayu), terra (prithvi), etere (akas). Lo squilibrio di uno o più di questi elementi avrebbe scatenato l’insorgere della malattia. Gli individui sono suddivisi in tre tipologie principali, che ne evidenziano la predisposizione ad ammalarsi dato che influenzano le reazioni fisiche nei confronti dell’ambiente esterno: Vata – temperamento tranquillo e distratto, Pitta – temperamento nervoso e iracondo, Kapha – temperamento pigro e scontroso. La filosofia di questa dottrina medica, piuttosto che scindere l’elemento umano da quello divino, come è successo nelle nostre discipline scientifiche occidentali, ne conferma la compenetrazione, affermando che il successo della salute parte dalla consapevolezza dell’indivisibilità tra anima e corpo. Infatti per l’Ayurveda spesso è l’anima a far ammalare il corpo, cosa non improbabile dato che è comprovato che gli stati di depressione influenzano addirittura la possibilità di generare il cancro. Il paziente non viene considerato come un organo malato, ma esaminato nel suo tutto, anche nelle relazioni sociali e familiari in cui vive. Ascoltare, ma anche toccare, sono il primo momento di approccio in una visita medica. È un approccio che mira a rassicurare, un gesto di accoglienza simbolica, preannunciato nel giuramento del medico ayurvedico, che ha dimostrato un incremento dello stimolo del sistema immunitario dei pazienti. Mantenendosi collegata ai rimedi naturali, la moderna medicina Ayurveda si basa sull’accurato esame della tipologia del paziente, e su scrupolose analisi che possano garantire l’attendibilità della diagnosi. La prevenzione è un passo fondamentale, realizzabile attraverso un regime di vita regolare, che dovrebbe iniziare sin dall’infanzia. All’inizio di ogni cura, e per qualsiasi patologia, il paziente viene predisposto ad accogliere la terapia con un rimedio disintossicante, un apposito regime alimentare, e il massaggio: tappe considerate essenziali perché l’organismo malato reagisca al trattamento nel modo migliore.
Questo approccio terapeutico ha mostrato come ci sia uno stimolo alla produzione di anticorpi, per questo l’Ayurveda è diventata, in questi ultimi tempi, oggetto di studio in diversi ospedali e cliniche europee, sperimentata su malati cronici, psicosomatici, o trattati da chemioterapie che ne hanno compromesso l’equilibrio interno.
IL GIURAMENTO DEL MEDICO AYURVEDICO:
Tu sarai casto, ti lascerai crescere la barba, dirai il vero, mangerai soltanto cibi puri, ti asterrai dall’invidia e non porterai armi. Ti comporterai senza arroganza, con attenzione, senza pensare il male, ma con umiltà e sollecitudine. Dedicati ogni giorno alla preghiera e al bene di tutte le creature. Adoperati con tutto te stesso per la salute dei malati, non fare loro alcun torto anche a costo della vita, non commettere adulterio e non impossessarti dei beni altrui neppure mentalmente. I tuoi abiti e ornamenti siano modesti. Non sarai un ubriacone, un malfattore, né uno che li frequenta. Avrai sempre per tutti parole gentili, corrette, cordiali, veritiere e misurate. Ti comporterai secondo il luogo e il tempo, avrai memoria del passato, e ti sforzerai sempre di perfezionarti nella conoscenza e nel servizio del prossimo. Se ti renderai conto che al tuo paziente resta poco da vivere, non lo dirai nel caso che questo possa danneggiare il malato. Pur essendo sapiente, non vantarti di quello che sai, perché l’Ayurveda è uno studio senza fine. Il mondo intero è maestro a chi è intelligente, mentre è considerato nemico dagli stupidi. Comportati sempre bene con gli dèi, il fuoco, i brahamani, le guide spirituali, gli anziani. Se ti condurrai bene verso di loro, il fuoco, i sapori, le gemme, i semi, le divinità, tutto ti sarà propizio, e da tutto trarrai beneficio.