“Dopo di lei niente sarebbe stato come prima per le attrici afroamericane”
Quando comparve sullo schermo in “Carmen Jones”, il musical di Otto Preminger del 1954, il pubblico comprese subito di trovarsi davanti a un grande talento.
In gonna rosso ciliegia, camicetta dalla scollatura audace ed enormi orecchini d’oro, Dorothy interpretò la parte di una focosa “femme fatale”, una passionaria ribelle che nella vicenda veniva arrestata dopo una lite in fabbrica con una compagna di lavoro. Il ruolo le fruttò una nomination all’Oscar: la prima per un’attrice afroamericana, e ne consolidò l’immagine di seduttrice sensuale. Un grande risultato per una piccola cantante-ballerina, cresciuta, con la sorella Vivian, nelle chiese evangeliche e nei locali dove si esibivano come duo di “enfant prodige”.
Nata a Cleveland nell’Ohio nel 1922, figlia dell’attrice Ruby e di Cyril Dandridge, ebanista e ministro della chiesa, dopo il divorzio dei genitori rimase a vivere con la madre e la sorellastra Vivian, che Ruby aveva avuto da una precedente relazione. La famigliola aveva scarse risorse economiche, la madre era costretta ad arrangiarsi facendo la donna delle pulizie, ma quando poteva continuava a recitare in piccole compagnie, e a cantare nelle chiese. Un’amica di famiglia, nel frattempo, insegnava alle bambine a ballare, cantare, e suonare il pianoforte. Le piccole dimostrarono subito facilità di apprendimento e un innato talento, al punto che la madre, insieme all’amica, decisero di lanciarle come duo canoro-ballerino. Con il nome “The wonder sisters”, le bambine cominciarono ad esibirsi con successo nei locali e soprattutto nelle chiese del sud degli Stati Uniti. Con l’avvento della grande depressione del 1929 però il lavoro diminuì drasticamente. Così Ruby decise di trasferirsi con le figlie a Hollywood, dove aveva trovato dei lavori sempre in campo artistico, come comparsa cinematografica e cantante. Qui avrebbe conosciuto un impresario che, avendo visto le ragazze esibirsi, procurò al duo ingaggi in locali alla moda e importanti come il Cotton Club, e l’Apollo Theater di New York, rilanciandole con il nome di “The Dandridge Sisters”. Nel frattempo Dorothy partecipa anche a diversi provini cinematografici, spinta dalla madre, e ottiene parti come attrice bambina in film di una certa importanza come “Un giorno alle corse”, con i fratelli Marx. Anche al cinema dimostra un innato talento, e viene convocata per ruoli sempre più impegnativi, come in “La riva dei peccatori” con John Wayne. Non avendo più molto tempo da dedicare a concerti e serate, Dorothy continua la carriera da sola, oramai soprattutto al cinema. Nel 1942 si sposa con il ballerino e showman Harold Nicholas, dall’unione nasce una bambina: Harolyn Suzanne, purtroppo con gravi problemi psichici.
Nel 1951 la coppia divorzia, e Dorothy si prende cura personalmente della piccola, non volendo farla ricoverare in cliniche per malattie mentali. Sempre nel 1951 ottiene il primo ruolo da protagonista, come regina della Jungla in “Tarzan sul sentiero di guerra”. Nel frattempo conosce lo scrittore e regista Otto Preminger, che decide di affidarle il ruolo di protagonista dell’adattamento cinematografico del musical: “Carmen Jones”, del 1954. Il film ha un grande successo di pubblico e critica, che le vale la nomination all’Oscar. La statuetta, tanto ambita, però le sarà portata via da Grace Kelly, favorita per l’interpretazione in “La ragazza di campagna”. Al tempo alcuni artisti protestarono per la mancata assegnazione, adducendo che si era trattato di un comportamento razzista da parte della giuria, dato che l’interpretazione della Dandridge era stata, secondo alcuni, ben più meritevole di quella della pur brava Grace Kelly. Tra questi anche un’indignata Marylin Monroe. Il successo è comunque al culmine: la sua immagine finisce sulle copertine delle riviste più importanti come Vogue e Life, come icona di uno stile sensuale e originale. Le vengono attribuiti flirt e amori veri o presunti. Nella realtà Dorothy vive un grande amore con Otto Preminger, un rapporto profondo, ma vissuto con mille problemi e in modo clandestino. Il regista infatti era sposato, ma i problemi erano soprattutto dovuti al fatto che si trattava di un rapporto interrazziale, essendo Dorothy afroamericana, cosa che in quegli anni era motivo di scandalo e disapprovazione sociale.
I due si lasciano nel 1959 e Dorothy sposa Jack Denison, che non apparteneva al mondo del cinema. In quell’anno arriva un altro successo con “Porgy and Bess”, dove recita accanto a Sidney Poitier. Per questo ruolo ottiene la nomination ai Golden Globe. Nel frattempo però la sua vita privata prende una brutta piega. Denison si rivela un uomo violento e dissipatore. In casa maltratta la moglie e la bambina, e costringe Dorothy a indebitarsi per sanare i suoi debiti di gioco. Dorothy trascura il lavoro, per recuperare denaro investe in azioni petrolifere che si rivelano fallimentari, è sempre più stressata e assente. Le scritture cominciano a calare. Divorziano nel 1962, e l’attrice esce distrutta psicologicamente, oltre che economicamente, da questa vicenda. È costretta a vendere la villa di Hollywood, a ripiegare in un piccolo appartamento, e persino a ricoverare la sua bambina in una struttura per malattie mentali, non potendo più accudirla. Inevitabilmente la professione risente di questi problemi. Gli amici o presunti tali la abbandonano, il lavoro diminuisce, e Dorothy, sconfortata, cerca aiuto negli antidepressivi e nell’alcool. Una spirale perversa che l’avrebbe portata alla rovina. L’8 Settembre del 1965, dopo aver parlato al telefono con un’amica, muore all’improvviso. Aveva solo 42 anni. Si parlò all’inizio di un abuso accidentale di farmaci, ma la diagnosi ufficiale del coroner di Los Angeles alla fine fu di embolia. Da allora, sarebbero passati anni prima che l’industria cinematografica americana riconoscesse il reale contributo dato dall’attrice al mondo del cinema e non solo.
Al momento della sua scomparsa la sua fama era stata oscurata da attrici bianche, come Grace Kelly, Audrey Hepburn, Kim Novak. Ma le star di colore hanno continuato a rendere omaggio a questa pioniera coraggiosa che aveva spianato loro la strada in campo artistico. Tra loro, in anni più vicini a noi, c’è Halle Berry, che ha vestito i panni della diva nera nel film “Vi presento Dorothy Dandridge”, del 1999.
E sempre la Berry, che nel 2002 è stata la prima attrice di colore a vincere l’Oscar per il film “Monster’s Ball – L’ombra della vita”, nel suo discorso alla consegna della statuetta ha dichiarato: “Questo momento è dedicato a Dorothy Dandridge, Lena Horne, Diahann Carroll…e a ogni donna di colore senza nome e senza volto che oggi ha una possibilità, perché stanotte questa porta è stata aperta”.