È uno dei nostri attori più amati, Michele La Ginestra.
Versatile e poliedrico, oltre a essere attore, è regista, autore, conduttore, direttore artistico. Interprete di commedie brillanti come: “È cosa buona e giusta”, “M’accompagno da me”, “La matematica dell’amore – radice di 2”, “Ti posso spiegare”, “Rugantino”. Tra le fiction tv e il cinema: “I Cesaroni”, “Immaturi”, “Nessuno mi può giudicare”, “Pazze di me”, per citare alcune tra le sue interpretazioni che lo hanno reso popolare al grande pubblico. Ma Michele La Ginestra è anche un imprenditore coraggioso: ha infatti inaugurato un nuovo teatro per questo inizio stagione, in un periodo storico non proprio dei migliori per lo spettacolo dal vivo. Il nuovo teatro è il Teatro 7 Off, nel quartiere romano di Montesacro.
Lo incontriamo in occasione dell’inaugurazione.
Durante il periodo di chiusura dei teatri si è cercato di ovviare attraverso l’utilizzo della tecnologia, sostituendo con lo streaming lo spettacolo dal vivo. Trovi che sia stata una buona soluzione?
Non penso affatto che sia una soluzione. È stato utile solo per far capire che comunque qualcosa andava avanti, ma lo spettacolo dal vivo va visto dal vivo. Nessun mezzo tecnologico riesce a rendere il valore di uno spettacolo teatrale.
Hai una scuola di teatro sia per adulti che per i più piccoli. Avete utilizzato la cosiddetta didattica a distanza?
Sì, l’abbiamo utilizzata, devo dire con una certa fatica, per tenere unito il gruppo e mantenere in vita le attività. Per fortuna è servito, perché quando abbiamo riaperto le lezioni in presenza ci sono stati di nuovo iscritti.
Il teatro, da sempre in crisi, è stato uno dei settori più penalizzati in questo periodo storico. Cosa suggerire ai legislatori per favorire una effettiva ripresa?
Si può aiutare il teatro in vari modi, non necessariamente con contributi a pioggia privi di pianificazione. Per esempio, si potrebbero detassare le attività teatrali, istituire un tax credit che consenta anche di abbassare il costo dei biglietti, laddove possibile.
C’è qualcosa che si potrebbe prendere ad esempio da altri paesi in ambito europeo?
La mentalità! In Inghilterra, in Francia, innanzitutto, il teatro è anche materia didattica. Poi c’è il problema dei costi per alcuni spettacoli. Per esempio da noi certe commedie musicali hanno un costo medio-alto, ma bisogna tener conto che ci sono 20 o più attori e ballerini in scena. Nel caso di questi spettacoli, per poter ammortizzare i costi, si potrebbero tenere in scena più a lungo, come si fa in Inghilterra o in Francia. Inoltre, si potrebbero incentivare di più gli studenti, le fasce più disagiate, e dare anche più spazio ai nuovi autori, incoraggiare quelle iniziative imprenditoriali, anche minori, che sono comunque una linfa vitale per lo spettacolo dal vivo. Di cose da fare ce ne sarebbero tante.
Come attore ti sei cimentato anche in tv e al cinema, oltre che in teatro. In quale di questi contesti ti senti più realizzato a livello creativo?
In teatro: qui faccio di tutto, recito, mi occupo di regie, scrivo, faccio didattica, la libertà che mi consente il teatro non esiste in altri mezzi. Non ultimo c’è la relazione che si crea con il pubblico, che è una cosa assolutamente insostituibile.
Se si pensa alla storia del teatro classico occidentale, ai tragici greci in particolare, si scopre un teatro di grandi contenuti etici e non solo. È così importante il teatro anche in questi tempi, dominati dalla tecnologia in tutti i campi?
Lo spettacolo dal vivo è una sorta di sfida che si ripete ogni sera. La valenza e la forza del teatro è anche quella di evidenziare le problematiche del momento, proprio come facevano i tragici greci, anche sdrammatizzandole o ridendoci su. Il teatro è emozione e condivisione, non c’è tecnologia che tenga.
Oggi molti giovani rincorrono un successo immediato e senza sforzi, per esempio attraverso i vari talent show. Possono essere davvero utili queste “vetrine”, soprattutto per chi voglia fare l’attore?
Non mi pare che i talent diano molto spazio alla prosa, e d’altronde non sarebbe possibile, perché chi vuole fare l’attore sul serio sa che dovrà studiare costantemente, non sentirsi mai arrivato. Non so se i talent siano utili, mi sembra a volte che evidenzino il “nulla”, comunque possono andar bene forse per chi voglia fare il cantante, o il ballerino, non certo l’attore.
Hai avuto maestri di riferimento, e quanto ti sono stati utili?
Primo fra tutti ammiravo Nino Manfredi. Era un grande attore completo: tragico, comico, di formazione classica, grande professionista e grande interprete. Poi Aldo Fabrizi, Ettore Petrolini. Naturalmente, sottinteso, anche Gigi Proietti, con la sua generosità e umanità: è stato un maestro per la nostra generazione e non solo.
Hai un sogno nel cassetto, un personaggio che vorresti interpretare, o un regista con cui vorresti lavorare?
Mi ritengo fortunato, ho realizzato quasi tutto quello che desideravo. Da giovanissimo mi sarebbe piaciuto interpretare Rugantino, e ci sono riuscito, così per altri ruoli. Mi piacerebbe magari fare un film, con il regista Francesco Bruni, per Netflix. È un regista molto interessante con delle belle idee.
In un periodo storico buio in ambito culturale, hai avuto il coraggio di aprire un altro teatro, oltre allo storico Teatro 7, perché questa scelta, non proprio facile?
Anche questa è stata una sfida. Avevo saputo di uno spazio in una zona di Roma dove mancava un punto di riferimento culturale e di aggregazione. Proprio durante il periodo di chiusura, mi sono detto che si poteva trattare di un’opportunità. E lo è stata: in questo modo sono riuscito a mantenere gli impegni con i collaboratori già in essere, creare opportunità di lavoro ulteriori anche con gli insegnanti, i tecnici, tutti quelli che già collaboravano con il Teatro 7, ma anche nuovi. Ci abbiamo investito, credendoci fortemente, e questo ha dato i suoi frutti. Così è nato il Teatro 7 Off. È proprio nei momenti di maggiore difficoltà che bisogna avere una visione che vada oltre, e armarsi di coraggio.
Progetti dell’immediato futuro?
Una fiction dove interpreterò un parroco, alle prese con problemi quotidiani. Poi riprenderemo lo spettacolo “È cosa buona e giusta”, e infine a marzo tornerò al Sistina con “Rugantino”. Non vedo l’ora, interpretare Rugantino vent’anni dopo! Certo adesso ho più esperienza, ma il fisico… chissà se reggerà? Vedremo.