Saverio Quagliozzi, imprenditore, formatore, organizzatore di eventi sostenibili e non solo. Lo abbiamo incontrato per soddisfare qualche curiosità su questa affascinante professione.
Quando e perché hai deciso di dedicarti all’attività di Event Manager?
Inizialmente la mia intenzione non era quella di fare l’Event Manager, ho iniziato animando e presentando eventi. Mi resi però subito conto che le cose non andavano mai come le immaginavo e dovevo sforzarmi troppo per rientrare con il mio personaggio negli schemi proposti. Per questo ho deciso di creare in maniera autonoma i miei eventi, sperando di poter raggiungere così la massima libertà espressiva in ambito professionale, oltre a una maggiore gratificazione.
Quanto conta la passione e quanto la preparazione per svolgere questo tipo di lavoro?
Credo che la passione conti moltissimo perché serve un animo un po’ folle e molto motivato per reggere tutto lo stress a cui si va in contro nell’ideazione e conseguente realizzazione di eventi. Ovviamente una adeguata formazione facilita il percorso, ma credo che senza passione non ci sarebbe il carburante per procedere anche di qualche piccolo passo.
Ci sono difficoltà nel relazionarsi con determinati committenti? Per esempio, fra privati e pubbliche amministrazioni.
Assolutamente sì. Il privato è mosso da vanità personale e esigenza di visualizzazione, mentre le amministrazioni soprattutto da interessi. Mi piacerebbe trovare un committente che abbia motivazioni più equilibrate, ma non sempre è così.
Le capacità, o le attitudini, richieste in questa professione?
Ovviamente tanta abilità nel problem solving, capacità di mediare e di lavorare anche in team, e per quanto mi riguarda una grande determinazione nel voler tramutare sogni e visioni in qualcosa di tangibile e realizzabile.
È possibile oggi organizzare un evento che sia veramente a impatto zero?
Per un evento pubblico non riesco a pensare di poter rinunciare all’elettricità in abbondanza purtroppo, ma sicuramente ogni altra forma di produzione scenica può essere gestita senza troppi sprechi, anche utilizzando materiali completamente riciclabili, come per le scenografie per esempio. Posso comunque parlarti del prossimo progetto che sarà un’edizione speciale di un evento completamente dedicato alla promozione dell’ecosostenibilità.
Di cosa si tratta?
È un evento giunto alla sesta edizione, il Mosa, ideato e realizzato da me e da Monica Porcelli. Ogni anno è caratterizzato da un tema diverso. Quest’anno sarà protagonista la tematica dell’ecosostenibilità declinata in vari settori. Cercheremo di dare visibilità a una serie di aziende che stanno cercando di produrre a impatto zero, anche riutilizzando e riciclando materiali, come nel settore della moda per esempio. La moda sostenibile sarà una delle presenze portanti al Mosa in questa edizione.
C’è una manifestazione, tra le ultime realizzate, che ha comportato problematiche stressanti, e una che ti abbia invece gratificato?
Lo stress fa parte del gioco e lo accetto. Alla fine mi gratifica ogni evento che nasce dalla libera espressione, e che alla base del quale ci siano delle idee o dei messaggi. Per me fare comunicazione tramite gli eventi significa questo: avere delle idee, qualcosa da dire, altrimenti non ha senso.
Cosa consiglieresti a chi volesse dedicarsi a questa attività, esistono corsi di formazione o ci si può anche improvvisare?
La migliore formazione è seguire per un po’ chi già opera in questo campo. Io mi occupo anche di formazione per questo ambito, ma consiglio di affiancare la pratica alla teoria, credo sia il tipo di formazione più efficace per rendersi operativi in tempi brevi.