Anna Maria Pierangeli nacque a Cagliari il 19 Giugno del 1932, in una famiglia alto borghese. Il padre, Luigi, era un noto architetto e ingegnere, la madre, Enrica Romiti, una signora molto tradizionalista e cattolica osservante. La famiglia, originaria di Pesaro, si era trasferita in Sardegna proprio per incarichi professionali del padre, che dirigeva progetti di bonifica per la regione. Tra gli amici di famiglia al tempo, c’erano figure importanti della nostra storia, come Enrico Mattei. Sin da piccola Anna Maria era affascinata dal mondo del cinema, passione condivisa con la sorella gemella Maria Luisa, che in seguito avrebbe calcato le scene con il nome d’arte Marisa Pavan. Le ragazze erano incoraggiate in questo dalla madre, che in gioventù avrebbe voluto fare l’attrice. Altra grande passione della giovane era l’architettura. In questo Anna Maria subiva il fascino del padre, autoritario ma anche molto creativo e carismatico. Anche Anna Maria avrebbe voluto fare l’architetto, e per questo si iscrisse dopo le medie a una scuola d’arte di Milano. Nella primavera del 1948, uscendo da scuola, avrebbe fatto un incontro che le avrebbe cambiato la vita. Un uomo la avvicinò e le chiese se avrebbe voluto partecipare alla lavorazione di un film come interprete. L’uomo era Vittorio De Sica. L’incontro in realtà non fu proprio casuale, ma organizzato da un’amica di famiglia, la diva del cinema muto Rina De Liguoro, che convinse il riluttante Luigi e la perplessa Enrica a far partecipare la figlia al provino come protagonista del film “Domani è troppo tardi”, dove avrebbe affiancato Vittorio De Sica. Il regista del film, Léonide Moguy, entusiasta della ragazza, le avrebbe in seguito fatto interpretare un altro suo film: “Domani è un altro giorno”.
Entrambi i film portavano sul grande schermo un argomento scottante a quei tempi: l’educazione sessuale degli adolescenti. Il primo si impose come miglior film italiano al Festival di Venezia del 1951, e fece conquistare alla giovane il Nastro d’Argento.
In quel periodo lo sceneggiatore statunitense, Stewart Stern, era in Italia per scegliere gli esterni per il film “Teresa”, prodotto dalla Metro Goldwyn Mayer. Silvio d’Amico gli presentò Anna Maria e Stern ne rimase folgorato. Il film fu girato in parte in Italia e in parte a Hollywood, con la regia di Fred Zinnemann. Fu l’onnipresente madre ad accompagnarla negli States, dove rimase sei mesi per la lavorazione. I produttori a quel punto decisero di cambiarle nome, la ribattezzarono Pier Angeli, anche se sembrava un nome da ragazzo, ritenendo che Anna Maria fosse troppo lungo da ricordare. Poco prima dell’uscita di “Teresa” il padre di Anna Maria morì d’infarto. Nello stesso periodo la Metro Goldwyn Mayer propose alla giovane un contratto addirittura settennale. A quel punto le donne della famiglia Pierangeli decisero di trasferirsi a Hollywood. Nel 1951 fu data in pompa magna la prima del film a New York. L’intensità dell’interpretazione, associata a un aspetto angelico e delicato, che avevano caratterizzato l’interpretazione di Teresa, giovane sposa di guerra italiana, colpirono pubblico e critica. Fu un grande successo. Anna Maria era tanto diversa dalle dive del momento, quasi tutte vistose e “maggiorate”. Era minuta, delicata, con due grandi occhi neri molto espressivi. Non si truccava, non beveva, non fumava, fuggiva la mondanità. Proprio su questa immagine di “ragazza per bene”, le majors avevano deciso di puntare per costruirne il personaggio utile allo stereotipo di ragazza “acqua e sapone” che volevano lanciare. La stampa parlava anche del rapporto con la madre: possessiva, onnipresente, ingerente nella professione della figlia e nel privato, era questa la signora Enrica. Anna Maria comunque perfezionò il suo inglese e riuscì a integrarsi e a fare delle amicizie che sarebbero durate per tutta la sua breve vita, come quella con Debbie Reynolds. Per la MGM interpretò film importanti, affiancando attori di livello come Kirk Douglas in “Storia di tre amori”, o Gene Kelly ne “I lupi mannari” nel 1952, e Lana Turner ne “La fiamma e la cenere” nel 1954. Il successo si accrebbe con i film che interpretò con Paul Newman: “Il calice d’argento” del 1956, seguito da “Lassù qualcuno mi ama”, dove interpretò il ruolo della moglie del pugile Rocky Graziano, che alcuni critici definirono la sua interpretazione più riuscita.
Anna Maria malgrado il successo, che le avrebbe permesso una vita indipendente, viveva sempre con la madre e le sorelle, in una piccola villa sulle colline di Hollywood. La vita scorreva tranquilla, intervallata da inviti importanti e ricevimenti, sempre sotto l’occhio vigile della genitrice. I giornali di gossip naturalmente le attribuivano flirt con i compagni di lavoro, soprattutto con Kirk Douglas e con James Dean. Con Dean fu però vero amore. Si conobbero a una prima. Lui rimase colpito dalla semplicità di quella fanciulla tanto diversa dalle dive sofisticate e appariscenti, spesso finte, tipiche dell’ambiente hollywoodiano. Si frequentarono per un po’. Lui era un perfetto cavaliere accanto ad Anna Maria, impeccabile, premuroso, molto diverso dall’immagine di giovane ribelle e inquieto dei personaggi che interpretava sul grande schermo. La stampa cominciò a parlare di un possibile matrimonio tra i due, fu allora che la madre di lei decise di intervenire. In qualche modo, facendo leva sul grande attaccamento della figlia alla famiglia, la costrinse a rompere il rapporto con Dean. Tra i motivi che addusse la puritana Enrica: lui non aveva una buona immagine, era uno scapestrato, preda di eccessi, proveniva da un ambiente culturalmente non adeguato e da una classe sociale inferiore, ma soprattutto non era cattolico. La troppo mite e sottomessa Anna Maria si lasciò convincere per sfinimento e fece quella scelta tanto dolorosa, per il suo…..bene. Dopo un breve periodo di solitudine, sposò a sorpresa Vic Damone, che da tempo la corteggiava con insistenza. Ebbe la benedizione della madre che avrebbe affermato: “Lui è quello giusto. Ha 27 anni, è un bravo cantante con un brillante avvenire, è un bravo ragazzo, ma soprattutto è italiano”. La mattina delle nozze, James Dean si fece trovare sul piazzale della chiesa a cavallo della sua moto. Indossava un giubbotto di pelle regalatogli proprio da Anna Maria. Rimase fuori a guardare sino a che gli sposi uscirono tra gli applausi e si scambiarono un bacio. Era come se volesse una conferma. Allora si allontanò, con il cuore a pezzi. I biografi di Dean affermano che la Pierangeli fosse stata l’unico vero grande amore dell’attore. Di li a poco, nel settembre del 1955, l’infelice protagonista di “Gioventù bruciata” sarebbe rimasto vittima di uno spaventoso incidente stradale, alla guida della sua Porsche.
Un anno dopo il matrimonio con Damone, nacque un bimbo: Perry. Malgrado i rotocalchi mostrassero foto sorridenti dei due, le cose non andavano bene in privato. Damone si rivelò un violento, prepotente e possessivo, ma soprattutto ingerente anche nella vita professionale di Anna Maria. Avendo lui dei contrasti con la Metro Goldwyn Mayer che lo avrebbe licenziato, costrinse la moglie ad annullare anche il suo contratto, dopo quello che sarebbe stato l’ultimo film dell’attrice con la potente produzione: “Il principe del circo”, con Danny Kaye, nel 1958. Anna Maria si pentì in seguito di quella scelta: lavorare senza avere alle spalle la protezione della MGM era difficile, ottenere delle scritture da indipendente era quasi impossibile. I dissapori e le liti con Damone aumentavano, così decise di tornare per un po’ in Italia. Partì di notte, di nascosto dal marito, portando con sé il piccolo Perry. Damone la denunciò, fece scoppiare uno scandalo, disse che la moglie aveva rapito il figlio. La vicenda fu data in pasto ai media statunitensi e italiani. Dopo varie vicissitudini legali, l’attrice ottenne l’affidamento del piccolo per pochi mesi all’anno, con l’obbligo di fargli frequentare una scuola americana e non italiana. Nel 1962 sembrò tornare un po’ di serenità: conobbe il compositore Armando Trovajoli, più grande di quindici anni, e lo sposò. Con lui ebbe un altro figlio: Howard Andrew George. Erano gli anni della “dolce vita romana”, e i cronisti si occupavano di lei, ma non come attrice, bensì per le sue vicende private. Questo addolorava Anna Maria. Malgrado il talento, conclamato internazionalmente, le scritture scarseggiavano, le offrivano parti in film di serie B. Il matrimonio con Trovajoli finì dopo quattro anni, Anna Maria si ritrovò sola e con difficoltà economiche, e la famiglia non era in grado di aiutarla. Un’amica americana la convinse a tornare negli States: si offrì di ospitarla sino a che non avrebbe trovato di nuovo delle scritture interessanti a Hollywood. L’avrebbe aiutata a ottenere una parte nella fortunata serie western “Bonanza”, e un suo vecchio agente stava cercando di farle ottenere una parte ne “Il Padrino” di Coppola. Così nel 1971 Anna Maria tornò a Hollywood. Ma la mattina del 10 Settembre di quell’anno, proprio l’amica che la ospitava, la trovò morta nella sua camera da letto. Aveva 39 anni. La notizia fece scalpore, si parlò di suicidio. Il certificato del coroner però ufficializzò la morte per cause naturali: scompenso cardiaco, dovuto all’abuso accidentale di farmaci antidepressivi. In una lettera, ritrovata dopo la sua morte, Anna Maria confidava che James Dean era stato l’unico vero grande amore della sua vita e se non lo avesse lasciato probabilmente le loro vite avrebbero avuto un altro corso. Il funerale fu organizzato nella chiesa cattolica di Beverly Hills. Pochissimi amici, qualche fotografo e cineoperatori che l’avevano conosciuta, presenti alla cerimonia funebre. Per volere della famiglia, è stata sepolta a Rueil Malmaison, nei pressi di Parigi, dove viveva la sorella gemella. La sua breve e tormentata vita, con quella del suo grande amore, è stata messa in scena nel musical “Dean”, e nei lungometraggi: “Race with destiny” del 1997, “James Dean” del 2001 e “Life” del 2015.