Giornalista, sceneggiatore, regista, documentarista, Vito Bruschini è anche autore di thriller di successo. Lo abbiamo incontrato per parlare dell’ultimo libro: “Miserere, attentato in Vaticano”, edito dalla Newton Compton.
Regista, sceneggiatore, documentarista e molto altro, ma soprattutto scrittore. Quale definizione senti che ti rappresenti di più in questo momento della tua vita?
Questi ultimi anni li ho dedicati di fatto esclusivamente alla realizzazione di romanzi, che tutto sommato sono il risultato delle mie esperienze professionali precedenti. Ho girato circa trecento reportage (una volta li chiamavano documentari) in giro per l’Italia e nel mondo, e scritto storie per il cinema. Lavorare di fantasia e descrivere la cronaca sono state dunque la mia palestra per molti anni. Quasi con naturalezza, ma oserei direi anche “magicamente”, sono confluite in questa mia ultima, nuova esperienza professionale, quella appunto della scrittura.
I tuoi romanzi trattano soprattutto di misteri, e sono spesso ispirati a fatti di cronaca e avvenimenti che storicamente hanno coinvolto il nostro Paese. Potrebbero essere definiti “narrativa fantapolitica”?
I miei romanzi sostanzialmente prendono spunto da alcuni dei numerosi misteri che hanno caratterizzato la storia italiana dal dopoguerra a oggi. Da lì parto per cercare una mia verità. Non sono saggi, ma veri e propri racconti thriller che dovrebbero tenere sempre accesa l’attenzione e l’interesse del lettore. Devo dire che di “fanta” c’è poco, perché la storia italiana, a cominciare dalla strage di Portella della Ginestra per arrivare alla Trattativa Stato-Mafia, è ricca d’intrighi e sottotrame. Tuttavia la definizione di “narrativa fantapolitica” non mi dispiace.
Oltre alla fantasia o all’elaborazione di accadimenti reali, è evidente l’accuratezza con cui delinei i vari contesti storici in cui si svolgono le vicende narrate. Alcuni affermano che i romanzi possano insegnarci la storia più dei libri di storia, che ne pensi?
Sono fermamente convinto di questo. Qui emerge la mia vocazione di divulgatore che ho esercitato assiduamente nei miei documentari. Raccontare un evento rendendolo appassionante grazie a una trama di fantasia e a dei personaggi storicamente esistiti, che però interagiscono con altri che verosimilmente potrebbero averli incontrati, è un modo per far conoscere momenti storici che i nostri giovani ignorano del tutto. Ho sperimentato questa formula incontrando i ragazzi dei licei. Il loro entusiasmo per i fatti narrati e il loro successivo interessamento e approfondimento dei fatti storici (che avevo proposto in modo romanzato), a detta dei loro docenti, è una formula vincente.
Nel tuo ultimo romanzo “Miserere, attentato in Vaticano”, affronti la nota e sconvolgente vicenda che vide Papa Wojtyla coinvolto in un attentato. Come ti sei documentato per questa storia ?
Devo precisare che in questo romanzo non racconto l’attentato del 1981 contro papa Wojtyla per mano del turco Ali Agca, bensì un secondo attentato che avrebbe dovuto subire quattro anni dopo, nel 1985, alla vigilia dell’incontro tra Reagan e Gorbaciov, dove si sarebbero accordati per la fine della guerra fredda. Il progetto dell’attentato mi è stato riferito da un maresciallo dei carabinieri, nome in codice Falcao, che all’epoca faceva parte della Catturandi di Milano. La Catturandi stroncò, tra Torino e Milano, un traffico di stupefacenti gestito da una banda di turchi. Uno di loro, per ottenere benefici di legge, confessò che il denaro ricavato sarebbe servito a organizzare un attentato contro Wojtyla nel corso del suo viaggio in Marocco. L’attentato venne dunque sventato prima della sua realizzazione. Su questo spunto ho costruito la vicenda romanzata di un killer del KGB che arriva a puntare la sua carabina sul papa per ucciderlo. Ecco, in questo caso ho dovuto inventare la vicenda per intero. Tutti sappiamo che il papa morì nel suo letto, ma il come e il perché il killer non sparò è il tema del romanzo. “Miserere” ha avuto un buon successo, tanto da essere stato notato da alcuni produttori televisivi.
So che diventerà una fiction per la tv in America, e anche in Italia?
Infatti. Sarà una serie televisiva in otto puntate destinata a una delle piattaforme digitali.
Lo scorso 23 Luglio hai ricevuto il prestigioso premio “Rossellini – non solo cinema”. Ti senti gratificato dai riconoscimenti ufficiali ?
Come non esserne gratificato? In particolare questo, dedicato a uno dei nostri padri nobili che hanno fatto conoscere la nostra arte nel mondo. Come restare insensibile a una delle frasi della motivazione: «Nello scorrere le pagine del libro si succedono fotogrammi e colori, le luci e le suggestioni del Cinema d’autore».
Progetti futuri ?
Non so chi disse “il giorno che non farò più progetti, sarà quello della mia morte”. Mi ci ritrovo molto in questa citazione. Tanto per fare la lista della spesa: per adesso sto lavorando a due romanzi, ci sono poi le sceneggiature di Miserere da preparare, e forse anche un musical. Poi si vedrà.