“Una lacrima di marmo, ferma sulla guancia del tempo”
(Rabindranath Tagore, poeta indiano)
Il Taj Mahal è uno dei monumenti più famosi e visitati dell’India, ma forse non tutti sanno che la sua costruzione è legata a una storia d’amore.
Situato nello Stato dell’Uttar Pradesh, nell’India settentrionale, il Taj Mahal fu edificato nel 1631, in memoria di Arjumand Bānū Bēgum, l’unica tra le mogli del sovrano che gli rubò il cuore, conosciuta anche come Mumtāz Maḥal, che significa “Luce del palazzo”.
Malgrado il loro fu un matrimonio combinato, portò alla nascita di tredici figli, ma fu proprio durante il parto per dare alla luce il quattordicesimo figlio che la principessa ebbe un’emorragia che le fu fatale. Morì a soli 38 anni. Si narra che in punto di morte la donna chiese al marito, l’imperatore Moghul Shah Jahan, di mantenere quattro promesse: ricordarla con un monumento imponente, dare una nuova madre ai loro figli, essere sempre comprensivo con loro, visitare la sua tomba durante l’anniversario della sua morte. Dai racconti sembrerebbe addirittura che i capelli e la barba dell’imperatore divennero bianchi nel giro di pochi mesi, a causa del dolore.
L’imperatore iniziò quindi la costruzione di questo gioiello architettonico. Ci vollero ventiduemila operai e mille tra bufali ed elefanti per realizzare l’imponente monumento funebre, oggi patrimonio Unesco. L’opera venne completata dopo ventidue anni di lavoro. Da allora, il corpo di Arjumand Bānū Bēgum riposa sotto una cupola splendente, alta trentacinque metri.
Il costo per la costruzione di questo edificio fu enorme, si stima una cifra intorno ai 900 milioni di euro odierni. E non solo. Una gran quantità di materiali di lusso venne importata da tutta l’Asia, tra cui marmo bianco, colore del lutto, ma anche ventotto tipi di pietre preziose e semi-preziose, fatte arrivare da ogni angolo dell’impero, grazie alle quali l’edificio riesce a cambiare colore a seconda delle ore del giorno: grigio perlato e rosa pallido all’alba, bianco abbagliante a mezzogiorno, bronzo arancio al tramonto e blu traslucido di sera.
L’imperatore si dedicò anima e corpo alla costruzione del monumento, non occupandosi più degli affari del suo Paese. Questo gli costò caro. Venne deposto con un colpo di Stato, ad opera proprio di uno dei suoi figli, e imprigionato fino alla sua morte, nel Forte Agra, dal quale poteva però ammirare ogni giorno l’immensa opera dedicata alla sua amata. Oggi l’imperatore giace sepolto accanto alla moglie, malgrado la sua tomba fosse prevista altrove. Infatti nei suoi progetti vi era la costruzione di un mausoleo gemello, ma il colpo di Stato gli impedì di realizzarlo.
Ancora qualche curiosità su questa impresa eccezionale.
Il mausoleo è stato costruito con criteri antisismici. I minareti che sorgono intorno all’edificio centrale sporgono verso l’esterno, così da assolvere due a funzioni: fornire un equilibrio estetico e preservare il monumento in caso di terremoto, crollando lontano dallo stesso. Sono state prese anche misure per proteggerlo dall’inquinamento, istituendo tutto intorno un’area di diverse migliaia di chilometri quadrati, detta Taj Trapezium Zone (TTZ), con standard molto rigidi riguardo alle emissioni. Una sentenza della Corte Suprema Indiana del 1996 ha vietato l’uso del carbone da parte delle industrie che si trovano nella TTZ.
Per chi avesse avuto o avrà la fortuna di vederlo dal vivo, Taj Mahal offre delle illusioni ottiche straordinarie e ti avvolge con la sua luce, elemento dominante, che trasmette energia e sensazioni positive, nonostante si tratti di una tomba, una delle più grandi mai costruite, simbolo dell’amore eterno.
“Avete mai visto un castello in aria? Qui ce n’è uno, portato giù sulla terra e fissato per la meraviglia dei tempi” (Bayard Taylor, poeta americano).