È stata definita camaleontica per le capacità interpretative che spaziano dal drammatico al comico, la bravura dimostrata sia in teatro che al cinema che nelle fiction tv, dove ha affrontato ruoli anche fuori dai consueti schemi standard previsti per i personaggi femminili. Ha affiancato grandi registi cinematografici e teatrali come Marco Ferreri, Pappi Corsicato, Mario Martone, Maurizio Nichetti, Emma Dante, Marco Risi, Paolo Sorrentino, Federico Tiezzi, Giuseppe Argirò, Leo de Berardinis, e attori come Toni Servillo, Carlo Cecchi, Vincenzo Salemme, Maurizio Micheli, per citarne alcuni. È stata insignita del David di Donatello come migliore attrice protagonista per il film “Luna e l’altra” di Nichetti, e come attrice non protagonista per il film “Liz”. Nel 2012 ha ricevuto il Premio Ubu, come migliore attrice non protagonista, per “Un amore di Swann”. Il premio della critica per il teatro lo ha ricevuto all’inizio della sua carriera teatrale, come migliore protagonista, per “Il Misantropo” di Molière, con Toni Servillo.
Incontriamo Iaia Forte dopo aver assistito allo spettacolo: “Istantanee”, una serie di racconti di Katherine Mansfield che lei stessa ha selezionato per la scena. Nello spettacolo, oltre a recitare vari ruoli, da donna e da uomo, canta brani popolari e jazz, dimostrando anche un notevole talento musicale.
Teatro, cinema, fiction tv, accolgono le tue innumerevoli interpretazioni, ma tra questi quale preferisci, e in quale ti senti più realizzata?
Il teatro è degli attori, il cinema dei registi. Questa frase riassume tutto. Il cinema mi piace molto, mi ha offerto la possibilità di interpretare anche ruoli inconsueti, di sperimentare nuove tecniche, che poi ho utilizzato anche in teatro. Ma stare sul palcoscenico è un’altra cosa. Il piacere interpretativo che può darti il teatro non può darlo nessun altro mezzo. In teatro approfondisci un ruolo, maturi, ci rifletti su, e ogni sera aggiunge una cosa in più, ogni sera è diverso. E poi c’è la magia della condivisione, dello stare con un pubblico vero, il “qui e ora”. Quello che il teatro può dare a un attore nessun altro mezzo può farlo.
Hai avuto maestri, miti di riferimento nel tuo percorso professionale?
Mi ritengo fortunata: ho avuto la possibilità di collaborare con quelli che erano i miei miti di riferimento a teatro e al cinema. Parlo di personaggi come Marco Ferreri, Carlo Cecchi, Pappi Corsicato, Maurizio Nichetti, Toni Servillo, Leo de Berardinis. Non avrei potuto desiderare di meglio per iniziare questa carriera.
Sia in teatro che al cinema, qui in Italia soprattutto, ci sono meno registe che registi. Trovi che sia per un retaggio culturale, e per una discriminazione che in certi ambiti è comunque maggiore?
Più che discriminazione o accentramento di potere maschile, credo che a volte alle donne manchi il coraggio di proporsi e imporsi. Dovremmo noi stesse avere più determinazione e fiducia, solo così le cose potrebbero cambiare. Certo da noi una certa cultura cattolica può essere penalizzante rispetto ad altri paesi, ma è tempo che le donne facciano una riflessione sull’autostima, sulle loro capacità, sul talento. E il talento non ha sesso.
Esiste per te una scrittura, sia drammaturgica che narrativa, di genere?
Secondo me esiste una buona o una cattiva scrittura. Una letteratura alta e una mediocre. E lo stesso è per la drammaturgia. Non faccio distinzioni di genere, anche se mi capita spesso di appassionarmi ad alcune scrittrici come la Ortese, Virginia Woolf, o come in questo caso Katherine Mansfield. Per esempio trovo che la scrittura della Mansfield sia particolarmente adatta al teatro, perché oltre ai contenuti, incredibilmente attuali e trattati con ironia ai limiti del paradosso, il linguaggio di questa autrice ha una sonorità attenta e ritmata, quasi come una partitura musicale, è un vero e proprio linguaggio sonoro. E certamente è una delle più grandi scrittrici moderne, a volte sottovalutata rispetto ad altre.
Trovi che ci siano più ruoli interessanti in teatro, piuttosto che al cinema, per le donne?
Il teatro è un discorso a parte, le possibilità sono diverse e più varie. Trovo che nel cinema italiano i ruoli siano penalizzanti sia per le donne che per gli uomini. In entrambi i casi si tratta spesso di stereotipi, il nostro cinema attuale è molto conformista. Quando hai successo in un ruolo specifico vieni quasi catalogato, quando raggiungi una certa età, soprattutto per le donne, sono sempre meno i ruoli interessanti. Comunque mi ritengo fortunata anche in questo campo: al cinema ho incontrato registi che mi hanno proposto ruoli particolari, inconsueti e fuori dagli schemi, come Nichetti o Ferreri.
Cosa ne pensi della drammaturgia contemporanea, soprattutto quella italiana?
È scarsa. Anche perché poco incoraggiata. Non vedo comunque nulla di particolarmente interessante tra le proposte di questo periodo. Forse la frequento poco rispetto al genere classico.
Durante il periodo di clausura forzata dello scorso anno, si è fatto uso dello streaming anche per gli spettacoli teatrali. Credi sia stata un’esperienza utile, magari replicabile in qualche occasione?
Non la trovo affatto utile. Il teatro va vissuto in diretta, è un’esperienza fisica e sociale. È emozione e condivisione, lo streaming è un’altra cosa. Fare uno spettacolo di prosa in streaming comporta un lavoro diverso e genera un prodotto diverso. Come ho già detto, il teatro è “qui e ora”.
Cosa consiglieresti ai giovani che vogliano intraprendere la carriera attoriale?
Di riflettere su quello che vogliano veramente, che desiderano veramente. Fare questo mestiere sul serio comporta sacrificio, dedizione e studio. Nessun successo duraturo può prescindere da questo. Bisogna studiare tanto, preferibilmente in scuole pubbliche, anche se apparentemente carenti di mezzi, sono sempre le migliori. Lo studio accresce l’immaginazione. E poi seguire i propri miti, come ho fatto io, e se possibile frequentarli, o attraverso le master class, o andando a vederli a teatro.
Cosa c’è nel tuo immediato futuro?
Sono impegnata nelle prove dello spettacolo “Mine vaganti”, con Ferzan Özpetek, che sarà riproposto in versione teatrale. Il debutto è a Roma, all’Ambra Jovinelli, il 26 Dicembre e la tournée in tutta Italia a seguire. È un bel lavoro di squadra, siamo tutti molto affiatati e questo in teatro è fondamentale.