Ecologista, oltre che esperta di Transizione Ecologica, romana di adozione, Annalisa Corrado è un’ingegnera meccanica con un dottorato in Energetica. Attualmente è responsabile dei progetti innovativi per la società AzzeroCo2, che collabora con Kyoto Club e Legambiente. Dal 2014 al 2022 è stata co-portavoce dell’associazione Green Italia, e fa parte del Comitato di Etica Sgr. Infaticabile portavoce e attivista per la giustizia climatica e ambientale, ed e autrice del libro “Le ragazze salveranno il mondo”, con Alessandro Gassmann ha ideato il progetto: “Green Heroes”, in collaborazione con Kyoto Club, per raccontare la storia di innovatori verdi, in campo imprenditoriale e aziendale, tra le realtà operanti in Italia.
Guardando come nei tempi attuali ci siano molte più donne a capo di manifestazioni a favore della cura dell’ambiente, trova che siano maggiormente sensibili riguardo a queste tematiche?
Le donne statisticamente sono più sensibili alle tematiche ambientali, e sono sempre in prima linea, anche nei paesi del sud del mondo. In qualche modo, si può dire che sia stata proprio la pessima cultura patriarcale a favorire questo, avendo relegato, nella maggior parte dei casi, la cura del territorio e della famiglia alle donne. Questa separazione drastica dei ruoli ha provocato ingenti danni nella società, che si manifestano nei contesti dove l’uomo fa spesso libero sfogo di mezzi di prevaricazione (fino a vera e propria violenza), manifesta senza remore ambizione tossica e voglia di potere, sia verso la donna che per l’ambiente, depredandolo e devastandolo. La donna invece nei secoli ha sviluppato talenti per ricucire i rapporti con la natura, conservare, occuparsi dei più fragili e degli ultimi, mentre l’uomo agiva in altri ambiti. La donna, gioco forza, ha sviluppato così una empatia che l’ha portata a sane strategie di sopravvivenza e inclusione vincenti, e a una maggiore capacità di gestire i rapporti sociali.
Trova utili i vari Summit che vengono organizzati, coinvolgendo nazioni e governi, per confrontarsi su tematiche che diventano sempre più urgenti, come le mutazioni climatiche dovute alle attività antropiche che minacciano la vita sulla terra?
Purtroppo non sono dell’idea che dai Summit possano emergere davvero rivoluzioni politiche, che sono invece in capo ai Governi e ad accordi internazionali vincolanti. Ma questi momenti, anche per l’attenzione mediatica che finalmente hanno, possono aumentare una consapevolezza delle persone (avvicinandole anche alle evidenze scientifiche), possono creare importanti precedenti “istituzionali” e divengono strumenti di confronto tra i vari paesi, e, in questo senso, sono fondamentali. Dal Summit di quest’anno a Sharm, ad esempio, è emerso che i paesi più ricchi, che senza dubbio hanno danneggiato quelli più poveri in termini di sfruttamento, inquinamento e danni da crisi climatica, debbano rifonderli. Per questo è stato dato il via al fondo Loss and damage. Certo, ci sono difficoltà a mantenere un equilibrio e mettere d’accordo nazioni che hanno in gioco interessi economici che condizionano le scelte dei singoli governi, ma cresce sempre di più la coscienza che alla fine sarà un beneficio per tutti se si raggiungeranno gli obiettivi previsti per ridurre l’impatto antropico sul pianeta. Si dovranno gestire carestie e disastri che provocheranno, per esempio, flussi migratori incontrollabili, modifiche del paesaggio, desertificazioni.
Che ne pensa di alcuni governanti che si sono schierati dalla parte dei negazionisti, come è stato con Bolsonaro o Trump?
Alcuni governanti si sono schierati con i negazionisti, è vero, ma queste tesi sono state da tempo del tutto confutate scientificamente. È comprovato ormai che quello che stiamo vivendo in termini di cambiamenti climatici (che fino a pochi anni fa venivano addirittura negati) è dovuto soprattutto alle attività umane, non si può più fare finta di nulla. I negazionisti hanno sempre meno seguito (soprattutto fuori dal nostro Paese), ma il successo politico, purtroppo, spesso non va di pari passo con le competenze.
Che ruolo potrebbe avere la scuola, in termini di informazione e formazione, per migliorare la consapevolezza e la sensibilità verso le tematiche ambientali, per le nuove generazioni e non solo?
La scuola in primis dovrebbe aiutarci a sconfiggere l’analfabetismo culturale che riguarda, tra le altre questioni con un certo livello di complessità, i problemi ambientali. Ma anche i media dovrebbero fare la loro parte, aiutare a comprendere la complessità dei fenomeni, e il fatto che siamo inevitabilmente coinvolti tutti, anche per quelli che ci sembrano eventi lontani dalle nostre realtà territoriali. Tutti i sistemi e gli effetti sono collegati tra loro, la terra è un organismo vivente che risponde a regole precise e interconnesse.
Come siamo messi in Italia, in termini di consapevolezza e competenze?
In Italia abbiamo grandi competenze e capacità in ambito ambientale. Siamo leader nel riciclaggio e nell’economia circolare, e potremmo esserlo anche per le rinnovabili. Per esempio in Sicilia è stata recentemente inaugurata la più importante “giga factory” dedicata alla tecnologia solare fotovoltaica in Europa. Il nostro governo dovrebbe investirci di più, anziché contare ancora sulle fossili come il gas. Ce n’è poco nel nostro territorio, ma il problema non è questo, è essenziale che non venga utilizzato proprio perché è una delle principali cause dell’emissione di CO2. Abbiamo risorse, competenze, innovazione e tecnologie sufficienti per rispondere al fabbisogno energetico in Italia con un mix di soluzioni green e sostenibili, trainate da riduzione dei consumi, da elettrificazione spinta delle utenze e dall’energia di sole e vento.
Di cosa si occupa esattamente la sua azienda AzzeroCo2?
Collaboriamo con enti pubblici e privati, con aziende che vogliano seguire un serio percorso strategico di riduzione del proprio impatto ambientale, di incremento della propria resilienza e di più solido posizionamento in termini di reputazione, sia attraverso la proposta di soluzioni strutturali (come ricorso a tecnologie efficienti, realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili, ripensamento in chiave circolare delle proprie attività), sia in termini di costruzione di progetti di valore condiviso sui territori, tra imprese, terzo settore e amministrazioni locali. Oltre a questo offriamo consulenze strategiche in tutti i campi connessi con una vera conversione green.
Cos’è il progetto Green Heroes che la vede coinvolta con Alessandro Gassmann?
Green Heroes è nato a seguito del mio incontro con Alessandro Gassmann, avvenuto sui social. A quel tempo lui voleva impegnarsi con maggiore intensità, costruendo anche qualcosa di pratico e concreto, per l’ambiente, mettendo a disposizione la propria popolarità e io, contemporaneamente, mi domandavo come coinvolgere la gente, rendendo più accessibili e comprensibili le informazioni su quanto di buono si stia facendo anche in termini di imprenditoria green, mandando anche immagini positive della nostra realtà. Malgrado le difficoltà che in Italia sono dovute, oltre che alla recente crisi, a una burocrazia eccessiva, e a una classe politica non proprio di larghe vedute e priva di una visione e di una progettualità aziendale e territoriale, arroccata su posizioni antiquate, fossili e poco scientifiche. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con Kyoto Club. Siamo riusciti a raccontare di numerose aziende che, in tutti i campi, sono riuscite a fare la differenza, diventando un valore aggiunto per i territori di appartenenza, e creando anche coesione sociale e lavoro. E proseguiamo il nostro racconto sul Venerdì di Repubblica.