Si narra che in tempi molto antichi, un giovane pescatore, andando incontro alla sua promessa sposa, una fanciulla dell’isola di Burano, venne tentato dal canto di sirene ammaliatrici che cercavano di disorientarlo e distoglierlo dal suo cammino. Poiché il giovane riuscì a resistere ai loro tentativi di seduzione, la regina delle sirene, colpita da tanta fedeltà e amore, decise di donare al giovane un velo da sposa tessuto con la schiuma del mare. Il meraviglioso velo suscitò curiosità e invidia alle donne dell’isola, che cercarono di riprodurlo utilizzando ago e fili sempre più sottili, nella speranza di creare ricami sempre più belli per gli abiti da sposa. Altre narrazioni si basano su fatti più semplici legati alla vita del territorio: gli abitanti di Burano erano perlopiù pescatori, e le loro donne erano impegnate spesso a riparare reti da pesca con ago e fili rudimentali.
Terminato il lavoro rimanevano comunque in attesa per ore: sfoggiare fazzoletti, mantelli, guanti, colletti impreziositi dal merletto di Burano, era considerato uno Status Symbol da ostentare. Si dice che il giorno della sua incoronazione, Luigi XIV re di Francia indossasse un originale e prezioso collare di merletto che spiccava sul suo mantello da cerimonia, costato alle merlettaie di Burano ben due anni di lavorazione.
Nel XV secolo la dogaressa Giovanna Dandolo Malipiero istituì la prima vera Scuola del merletto, e nel secolo successivo Venezia divenne il centro di produzione più importante d’Europa. In seguito un’altra dogaressa, Morosina Morosini, istituì una scuola per merlettaie anche sull’isola della Giudecca, nel cui laboratorio lavoravano più di cento merlettaie per soddisfare le richieste provenienti da molti paesi. Ma oltre alle scuole ufficiali, i merletti cominciarono a essere realizzati all’interno di realtà come conventi, orfanatrofi, ospizi, in cui le ragazze avevano la possibilità di apprendere un mestiere. La lavorazione del merletto si svolgeva senza il supporto di una tela, per questo venne utilizzato il termine “punto in aria”. Nel 1600 si cominciò a ricamare utilizzando il “punto a rosette”, lavorato con piccoli fiori volanti, e il “punto controtagliato”. Queste tecniche di ricamo si diffusero in tutta Europa, e le merlettaie di Burano vennero chiamate in Francia per avviare un’importante creazione di pizzi per la corte. Ma la Francia divenne ben presto una temibile concorrente per le merlettaie dell’isola, anche se non riuscì mai a competere con la finezza e l’eleganza delle realizzazioni buranelle.
Dopo anni di declino, nel 1872 nacque la scuola dei Merletti di Burano, patrocinata dalla regina Margherita con l’intento di rilanciare questa tradizione che aveva subito un forte declino. Alti e bassi determinati da vicende storiche legate alle due guerre, hanno condizionato fortemente questa attività nel 1900. Oggi, questa preziosa e antica arte è portata avanti dalle poche merlettaie rimaste operative sull’isola, che si possono ancora vedere al lavoro, soprattutto all’interno dei negozi artigianali rimasti, o anche sedute davanti ad abitazioni private durante la bella stagione. Nel 1981 è stato inaugurato a Burano il Museo del Merletto, dove è possibile vedere l’evoluzione nel tempo di questa arte, e ammirare realizzazioni uniche al mondo.