Ha il sapore di una fiaba popolare questo che potrebbe essere considerato un romanzo di iniziazione di Leila Baiardo. Una favola contemporanea ambientata in una Sardegna mitica e atemporale, che vede protagoniste due cugine appena adolescenti. Una delle due, Sara, sin dall’infanzia, vive in una condizione mentale tutta sua, in un mondo che a un tempo la isola, ma anche la protegge da un contesto esterno cui sembra non voler appartenere, per timidezza ed egocentrismo. Sara si autoconvince di essere una santa, una condizione questa che la porta a rapportarsi agli altri in un modo tutto speciale. Anche la cugina, che vive con lei in una sorta di simbiosi oscillante fra ammirazione e insofferenza, dopo un iniziale scetticismo comincia a considerarla tale, dopo un episodio rivelatore: “Una delle prime domeniche di ottobre eravamo in chiesa, come tutte le domeniche, alla messa di mezzogiorno. Era un rito ed era un passatempo. Io e Sara ci andavamo perché così doveva essere ma soprattutto per ridacchiare e guardare i vestiti della gente. …il fatto è che a un certo punto all’improvviso, proprio all’Ite Missa est, Sara lanciò un urlo. “Piantala” le dissi arrossendo di vergogna…era un’insopportabile egocentrica e perciò non la smise…La gente si voltava e la guardava perplessa…. Lei si calmò, poi con una strana voce fine e tremante, insospettabile in lei, mormorò: Ho visto un uomo”.
Col passare dei giorni l’intero paese passa dallo scetticismo pettegolo, alla convinzione che la ragazza sia stata realmente toccata dalla grazia e abbia effettivamente avuto la visione di un santo, apparso solo a lei in quel giorno di festa. La beghina del paese Ameriga, fomenterà queste convinzioni, e si presterà a iniziare Sara alle pratiche di un itinerario ascetico verso la piena santità. Sarà un itinerario fatto di preghiere, riti punitivi, mortificazioni di vario genere, privazioni di cibo, come per una novella santa Caterina, sino a ridurre la ragazza ai limiti dell’anoressia. “E anch’io cercherò di spiegare in breve quel che Ameriga allora spiegò – racconterà la cugina – Spiegò che i miracoli veri e propri si dividono in due branche: miracolo urgente…dal latino miraculum repentinum, e miracolo meditato, ossia miraculum cogitatum. Il primo è il tipico alla Gesù Cristo, fatto lì per lì alla presenza del soggetto….il secondo è quello fatto su richiesta del soggetto”. Ma la cosa fondamentale per una vera santa è che bisognasse resistere alla fame, o cibarsi di cose ripugnanti per punire il corpo colpevole di desiderio. La cugina, quale intima confidente e compagna di giochi, passerà da una posizione incredula ad accettare anche lei questo percorso verso la santificazione, convinta oramai che a Sara sia toccato un privilegio per pochi eletti. La vicenda si dipana all’interno di una ricca cornice di avvenimenti di vario genere: scontri con i familiari, con la comunità, rituali e superstizioni popolari, mentre nelle due ragazze cresce la convinzione di una reciproca utilità nell’affrontare questa strana ma fantastica avventura. Alla fine però tra disillusioni, gelosie, rivendicazioni, una consapevolezza sempre più emergente nella coscienza della cugina di Sara, la spingerà ad una scelta drastica ma inevitabile, sostenuta dall’idea fondata che quel momento magico, legato all’infanzia, sarà destinato a svanire:
“Crescere o non crescere dipende sempre dall’educazione che ti viene impartita, non sempre con successo”.
Traspare dallo stile narrativo che accomuna l’autrice ad alcuni autori di fiabe popolari, l’inevitabile quanto preziosa eredità di una cultura tipica di un Sud, che mescola con disinvoltura religione e superstizione, creando una colorita idolatria che risulta immediatamente visualizzabile al lettore grazie all’inconfondibile stile narrativo di Leila Baiardo.
LA SANTA
Di Leila Baiardo
Edizioni Le Commari
219 pagine 18,00 Euro