È certamente uno dei testi più spiazzanti di Eugène Ionesco “Le sedie”, farsa tragica, come l’autore lo aveva definito, ma anche commovente e pregno di amara ironia. Lo scenario in cui si muovono i personaggi, una coppia di vecchi, è quello post-apocalittico di una Parigi devastata dalla guerra, che fa da cornice alla vicenda. Un lui e una lei, si muovono in un paesaggio che è una sorta di valle di rifiuti, dove troneggia una montagna fatta di sedie di ogni tipo, accatastate alla rinfusa. Sono soli i due, come se l’umanità non esistesse. Per riempire la loro solitudine parlano, sparlano, si raccontano storie inventate, ricordano un passato pieno di rimpianti, cose che sarebbero potute accadere ma poi non sono accadute, desideri disattesi, carriere mai giunte a compimento, figli mai nati.
Lunga la loro vita, troppo lunga per un’attesa che pare senza fine. Lui, spronato da lei, che per necessità, ma anche per amore, è moglie, complice, madre, amica, amante, vorrebbe pronunciare un discorso, renderlo pubblico per svelare finalmente il senso di tutta una vita, condensare in un lascito verbale quello che avrebbe voluto essere, realizzare, senza averlo mai fatto. Forse per mancanza di ambizione, o di coraggio, chissà. Lei lo sprona, lo consola, lo giustifica: sono gli altri a non averlo accolto, sono gli altri a non averlo capito, non è solo colpa sua non essere riuscito a raggiungere quel riconoscimento sociale che avrebbe meritato per le sue capacità. Non è troppo tardi per parlare al mondo. Il discorso chiarificatore perciò è importante e va fatto. Così i due organizzano un evento, immaginario, in cui invitano un’umanità varia per estrazione sociale ed età. Invitano amici, conoscenti, rappresentanti del governo, e cominciano a sistemare sulla scena le sedie che dovranno accoglierli.
Gli invitati cominciano ad arrivare, ma sono invisibili sulla scena. Interloquiscono con gli ospiti che ne raccontano le caratteristiche, e solo grazie a questo esistono. Tutti in attesa del discorso del protagonista, che però si defila, non si sente in grado di farlo, e delega per questo un Oratore. Sarà lui il portavoce, quello che finalmente disvelerà i progetti, i pensieri, e infine il senso della vita del protagonista. Comincia l’attesa, che sarà lunga, e sempre più questo arrivo apparirà improbabile. E i due protagonisti nel frattempo continueranno ad affannarsi con le loro elucubrazioni, folli e infantili, clowneschi e tragici, nel tentare di dare un senso alle loro esistenze.
L’attesa e l’assenza, sono temi fondamentali e onnipresenti nel teatro dell’assurdo, sia in Ionesco che in Beckett. Qui il finale è catartico, apparentemente inevitabile: i due danno l’addio a una esistenza – ma lo è stata davvero un’esistenza? – più immaginata che vissuta. Restano le sedie, vuote, immagini emblematiche anch’esse di una Umanità assente.
Valerio Binasco affronta per la seconda volta – dopo La lezione diretta per lo Stabile di Genova – il teatro di Eugène Ionesco con un classico che ancora oggi demolisce tutte le convenzioni su cui si basa la nostra quotidianità. Valerio Binasco dirige in questa edizione andata in scena al Teatro Vascello di Roma, Michele Di Mauro e Federica Fracassi in una commedia i cui tratti assurdi si dissolvono in un vuoto carico di parole che via via perdono senso, in una dimensione di frustrazione che a distanza di quasi settant’anni dal debutto dello spettacolo (prima assoluta al Théâtre Lancry di Parigi, il 22 aprile 1952) sembra parlare direttamente al nostro drammatico presente. Una regia attenta e in perfetta sintonia con un testo non facile, e la raffinata e intensa interpretazione di due grandi attori, uniti da un evidente affiatamento ed empatia, rendono questo spettacolo un esempio imperdibile di grande teatro.
Sold out durante le ultime repliche al Teatro Vascello con un pubblico partecipe ed entusiasta, e soprattutto con tanta voglia di tornare a condividere vere emozioni, quelle che solo lo spettacolo dal vivo può dare.
Per l’interpretazione ne Le Sedie Federica Fracassi ha vinto il premio “La maschera del teatro italiano” 2021 come migliore interprete
Nicolas Bovey ha vinto il premio Ubu 2021 per la migliore scenografia
traduzione Gian Renzo Morteo
con Michele Di Mauro e Federica Fracassi
regia Valerio Binasco
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Alessio Rosati
musiche Paolo Spaccamonti
assistente regia Giordana Faggiano
assistente scene Nathalie Deana
Ph. Luigi De Palma
TOURNÉE LE SEDIE
ROMA, Teatro Vascello – dall’1 al 6 marzo 2022
GENOVA, Teatro Gustavo Modena – dal 9 al 13 marzo 2022
MILANO, Teatro Carcano – dal 15 al 20 marzo 2022
NAPOLI, Teatro Bellini – dal 29 marzo al 3 aprile 2022
VIGNOLA, Teatro Ermanno Fabbri – 5 aprile 2022
MODENA, Teatro Storchi – dal 7 al 10 aprile 2022
RAVENNA, Teatro Alighieri – dal 28 aprile al 1° maggio 2022