L’Italia è ricca di tesori, gioielli preziosi che custodisce e che la arricchiscono con la loro storia, il loro fascino e la loro eterna bellezza. Uno di questi luoghi è Villa Piccolomini, il complesso della Casa del Sole, che sorge sulla sunset road della Capitale, la Via Aurelia, il cui nome significa appunto aureo, elio: sole dorato. Un perfetto esempio di architettura realizzata in armonia con il paesaggio circostante, oggi raccontato e illustrato da un’opera di studio e divulgazione, dal titolo “Roma Villa Piccolomini, Casa del Sole: il dono giovane”. Si tratta di un testo scritto a più mani, che vede l’importante contributo nella redazione di Francesco Scoppola e Francesco Siravo, pubblicato a cura della casa editrice Eurilink University Press, con autorevoli interventi che aprono e chiudono il libro, tra cui la prefazione del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che ne spiega gli intenti, la presentazione di Edoardo Siravo, attore e Presidente della Fondazione Piccolomini, che illustra lo scopo del libro e le sfide future che attendono la Fondazione, e la postfazione di Andrea Miccichè, Presidente del Nuovo IMAIE, con una riflessione sul ruolo sociale e centrale della cultura.
Villa Piccolomini rappresenta un dono, una rara ed esemplare testimonianza di buon esempio, che occorre conoscere, ricordare, divulgare e seguirne le orme, per condividere il percorso filantropico e costruttivo tracciato dalla Fondazione Piccolomini. Sfogliando tra le pagine si ha la sensazione di trovarsi all’interno della Villa, illustrata da racconti, testimonianze, piantine, mappe, immagini, storiche e recenti, che consentono di indagare un luogo, comprendendolo nella sua evoluzione e nel suo inestimabile valore. Si ha così l’impressione di passeggiare nel giardino della villa e di scoprirne gli interni, perdendosi in questo perfetto connubio di storia e natura.
Villa Piccolomini fu donata da Nicolò Piccolomini all’età di 25 anni, in procinto di partire per per il secondo conflitto mondiale, dove perse la vita a soli 28 anni. Fece questo gesto altruistico e molto lungimirante, in via cautelativa, ai colleghi di lavoro, in memoria di sua madre, Anna Menotti Piccolomini, moglie di Silvio Piccolomini, per sostenere il difficile e precario impegno della recitazione, aiutando gli attori in difficoltà, indigenti, allo scopo di abbattere qualsiasi forma di esclusione e discriminazione, soprattutto nei ruoli e nei momenti più critici di questo mestiere, da anziani. Finalità del lascito del 2 settembre 1939 è, testualmente: “fondazione di una casa di riposo per Artisti drammatici con sede nella villa suindicata Casa del Sole e che detta casa sia intestata a nome della mia defunta madre Anna Piccolomini”. La Villa, dopo aver passato negli anni diverse vicissitudini storiche, tra frammentazioni, varie proprietà e gestioni successive, che ne hanno connotato i tratti caratteristici e gli ambienti, è tornata all’origine, nel grembo materno, recuperata ad un esponente della famiglia Piccolomini.
A distanza di ben 15 anni dalla prima pubblicazione del volume su Villa Piccolomini di Carla Benocci, si è avvertita l’esigenza e la necessità di tornare sulla Villa, con approfondimenti, aggiornamenti, aneddoti, curiosità, ma anche per affrontare nuovi argomenti, sinora inediti, che vogliono accendere i riflettori su questioni emergenti e di assoluta attualità. Prima di tutto, si affronta il tema della sola parziale attuazione delle volontà testamentarie di Nicolò Piccolomini, espresse nel lascito della Villa all’Italia, dato che una casa di riposo per attori indigenti anziani in effetti ancora non c’è, per quanto molti tentativi siano stati fatti recentemente, con qualche successo. Un secondo aspetto riguarda le criticità connesse alla conservazione del lascito e alla continua necessità di impedirne il depauperamento. Infine i programmi e i progetti che si possono delineare per il futuro di questo vasto complesso immobiliare, che ben si presta alla realizzazione di varie iniziative ed eventi, dove edifici storici e paesaggi immortalati all’interno dei suoi terreni panoramici si fondono in perfetta armonia.
In questo studio, dettagliato e approfondito, troviamo sia il passato della Villa che uno sguardo al futuro, con alcuni progetti di manutenzione e restauro, ma soprattutto i programmi di prossima attuazione, come le sinergie con altri luoghi significativi, tra cui l’intesa raggiunta e perfezionata sull’uso condiviso e correlato della “Casa del Sole” con l’anfiteatro romano di Otricoli.
Tornando alla villa romana sull’Aurelia, si scoprono alcune curiosità, come il fatto che oggi gli alberi presenti all’interno portino un messaggio che li lega alle opere e alle persone, infatti tramite delle piccole e discrete targhe, che si possono notare solo se si cammina lentamente e se si osserva attentamente, ogni pianta porta con sé il ricordo di un attore, rappresentando memorie di esistenze affidate ad altre più longeve forme di vita. Ed è proprio tra gli alberi del giardino della Casa del Sole, leggendo i nomi degli attori scomparsi sulle targhe poste a loro ricordo, che “il silenzio diventa linguaggio espressivo”.
Per scoprire la villa e per delinearne le sorti future, nella speranza che vengano esaltate al meglio tutte le sue potenzialità, il lettore è accompagnato in un viaggio attraverso il tempo e lo spazio, dal passato, remoto e recente, a un futuro luminoso e a lungo termine, guidato in un percorso che va dall’alba e al tramonto, seguendo lo scorrere del tempo. In questo periodo particolarmente difficile per lo spettacolo dal vivo, dove la recitazione è vista ancor più come una semplice passione e l’artista non è considerato un lavoratore, con le stesse tutele e diritti attribuiti alle altre categorie, questo libro assume una valenza ancora più rilevante. Le sue pagine ci restituiscono un grande insegnamento: è possibile guardare lontano e amare orizzonti nei quali non ci saremo, arrivando a eternizzare la presenza di ciascuno nel mondo attraverso l’arte. Si scopre, infine, come sia impervia e in salita la strada della conservazione, perfino se si passa attraverso la via dell’innovazione e del dono incondizionato, puro e semplice.