Ti ho conosciuta come attrice, poi come scrittrice e filosofa. All’improvviso la svolta: hai deciso di dedicarti ai cani, non solo come amante degli animali, ma in modo professionale seguendo dei corsi e diventando addestratrice. Come mai questa scelta?
Sono una persona curiosa e ho il gusto della conoscenza. La mia professione principale è stata quella di attrice, ma avendo avuto tempo e possibilità ho voluto laurearmi tardivamente in filosofia, frequentare in seguito la facoltà di Lettere moderne e scrivere due romanzi. Un percorso faticoso ma sicuramente arricchente e piacevole, come tutti i percorsi che ci spingono all’esplorazione. La cinofilia è entrata nella mia vita negli ultimi anni, la dimestichezza con cani e gatti ha invece una tradizione familiare che risale, per quanto possa ricordare, ai miei nonni. Si è mescolata con quella di attrice, all’inizio: il mio primo cane, una bellissima meticcia gialla, è stata una valida spalla in alcuni spettacoli di teatro e cabaret, contribuendo di sicuro al loro successo! Il motivo del mio interesse professionale per i cani nasce da una casualità: una mia cara amica voleva aprire con me una pensione per cani, così abbiamo pensato fosse doveroso seguire almeno un corso, prima di lanciarci nell’avventura. La pensione non è mai stata aperta, ma ormai la smania di conoscenza mi aveva nuovamente resa dipendente. Al primo corso educatori con Luigi Polverini è seguito, sempre con lui, quello per terapeuti del comportamento. E poi… poi ti accorgi che questo mondo è vastissimo, che tanti sono gli insegnanti e gli approcci al cane, così continui ad approfondire, seguendo molteplici strade. L’ultima è stata con Claudio Mangini, sicuramente uno dei massimi esperti di cinofilia e noto animal trainer. Non posso elencare tutti gli altri maestri incontrati: sono troppi davvero, ognuno esperto in discipline differenti e per me, fino a qualche anno fa, del tutto sconosciute. Ognuno mi ha donato moltissimo, anche i pochi con cui non mi sono trovata in sintonia.
Cosa possono avere in comune, soprattutto nella reciproca percezione, cane e uomo?
Cane e uomo… sono due mondi molto differenti e difficili da paragonare. Primati e lupi, onnivori e carnivori. Due modi di comunicare differenti, organi percettivi che si sono sviluppati in maniera totalmente diversa. Trecento milioni di recettori olfattivi nel cane contro i nostri miseri sei milioni… Un mondo assai meno colorato per il cane, che non vede la gamma del rosso, così come noi non siamo sensibili alla gamma degli ultravioletti, al contrario di falchi e poiane. Ogni specie ha peculiarità che le fanno “leggere” il mondo in maniera diversa, dunque noi viviamo in un mondo che non è “il” mondo, ma il nostro, della nostra specie. I mondi possibili sono ben più di uno. Ecco, per tornare al tuo quesito, io direi che, mentre il cane, con la sua plasticità, ha saputo integrarsi nel nostro mondo, noi crediamo ancora di esserne il centro, e la nostra visione antropocentrica è estremamente radicata. Danneggia la natura, danneggia i nostri rapporti interpersonali perché noi stessi ci poniamo sempre al centro di qualche cosa e fatichiamo ad accettare le diversità, danneggia ovviamente i poveri cani che sono costretti a vivere non solo in una realtà urbanizzata che, per una serie di motivi troppo lunga da elencare, è per loro difficilissima, ma con degli esseri che non hanno interesse a capirli. Il cane passa il tempo a studiarci, a cercare di comprendere il nostro linguaggio (corporeo e chimico, perché le nostre innumerevoli parole li lasciano quasi indifferenti), mentre noi di sicuro non ci sforziamo altrettanto. Va anche detto che i mezzi di informazione non fanno la loro parte e perlopiù inviano messaggi superficiali e fuorvianti, a proposito di cani. Abbiamo conquistato l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, la tecnica ci consente magie, però la sensibilità e la generosità non si sono altrettanto sviluppate. Per fortuna i cani, che vivono in un eterno presente – come i saggi e gli illuminati – ci perdonano tutto. Ecco, il perdono… Sarà questo che ci differenzia maggiormente?
L’amore per gli animali è una questione di cultura?
L’amore per gli animali non so quanto abbia a che vedere con la cultura, il rispetto sicuramente sì. Io, tra l’altro, ritengo più importante quest’ultimo perché l’amore è spesso interpretato in modo del tutto arbitrario. Come dice sempre uno dei miei maestri: l’antica civiltà rurale sapeva trattare con gli animali. Con maggiore durezza, a volte, ma in effetti li conoscevano meglio di noi, oggi. Quindi sì, la cultura può fare moltissimo: fornirci le conoscenze che i vecchi possedevano per vicinanza e dimestichezza con la natura e incrementarle con quanto di nuovo è stato scoperto.
Come evitare che vengano maltrattati gli animali, e come arginare l’abbandono e il randagismo purtroppo ancora presente nella società cosiddetta civile?
I maltrattamenti hanno molte forme, non è solo la bastonata o il cane a catena, come siamo portati a immaginare. Maltrattamento è il cane trattato come un bambino, infilato in una carrozzina, costretto a vivere su un divano, inattivo e privato del suo mondo di odori, contatti intraspecifici, lavoro. Quanto al randagismo, si combatte solo con censimento delle popolazioni, controlli a tappeto per verificare i microchip, sterilizzazioni dei randagi e accertamenti continui sui proprietari delle femmine non sterilizzate, per monitorare le gravidanze. A monte del randagismo ci sono un malcostume e un egoismo sbalorditivi. Ho a che fare spesso con randagi, con cuccioli semiselvatici nati da femmine abbandonate e il loro recupero comportamentale è piuttosto difficile. Spesso la vita per loro più indicata sarebbe quella del randagio. Sterilizzare le femmine e accudire i cani vaganti facendone cani di quartiere, o di paese, senza costringerli a un contatto con l’umano che, se non appreso nei primi mesi di vita, diventa problematico e fonte di stress per il cane. Però… la strada è lunga e la volontà di risolvere il problema mi pare non ci sia a livello legislativo. Ci vorrebbero leggi più chiare e severe sia per gli abbandoni che per i maltrattamenti e le uccisioni, che agiscano a livello nazionale e uniforme.
Quali sono le richieste più frequenti da parte dei possessori di cani?
Le persone mi contattano in genere per avere consigli di gestione: come educare il cucciolo, come interpretare il comportamento del loro cane, come intervenire sulle fobie. Uno dei miei cani è una femmina cresciuta selvatica, una specie di volpe addomesticata. Posso affermare di essermi fatta le ossa con lei!
Può essere recuperato un cane maltrattato o sottoposto a sevizie?
I cani maltrattati possono recuperare fiducia, in linea di massima, ma ogni caso, ogni essere è un mondo a sé. Dipende da quando si è verificato il trauma… però direi di sì. Come ti dicevo prima, è più complicato il recupero di un cane semiselvatico, non impregnato sull’essere umano, di quanto non sia quello di un cane che ha subito maltrattamenti.
Cosa consiglieresti a chi voglia adottare un cane?
Ogni persona che adotta o acquista un cane dovrebbe porsi la domanda: perché voglio un cane? Se riesce a trovare una risposta sensata allora lo merita! Un cane per i bambini… benissimo, se è per educarli insegnando loro come rapportarsi con l’altro da sé, per acquisire conoscenze, per imparare a dedicare il proprio tempo a un altro essere. Ovviamente prendere un cane come si compra un giocattolo è un gesto orribile, che infatti si conclude con quell’altro gesto orribile che è l’abbandono di un animale. Quello che ne penso? Tutto il male possibile.
Durante il periodo estivo i cani soffrono molto, soprattutto quelli a pelo lungo. Può essere consigliabile tosarli?
E’ una domanda che rivolgerei a un veterinario. Se il cane soffre molto il caldo, ha problemi di dermatite, se non si ha la pazienza di spazzolarlo per togliergli il sottopelo (questa a mio avviso sarebbe la soluzione ideale), allora si può anche tosare. Tieni però presente che il pelo protegge anche dal caldo, quindi l’ideale è spazzolare e spazzolare, portare in toelettatura prima dell’estate e naturalmente fornire sempre all’animale riparo, ombra e acqua fresca. Non portarlo a passeggiare nelle ore più calde e men che meno fargli svolgere attività fisica se non al mattino o alla sera. Quello che si consiglia agli anziani, insomma! E magari un bagno in qualche fontana, torrente o mare, a seconda di quello che si ha a disposizione.
Cani e bambini: possono convivere e crescere insieme?
Sì, certo. Ma occorre educare entrambi. Il cane si educa fin dal primo giorno in famiglia, non nel momento in cui arriva un bambino. E, se il bambino già c’è, la scelta del cane deve essere oculata, con una buona selezione della razza di appartenenza (o delle razze, nel caso di un meticcio) e dell’individuo. In questi casi il consiglio di un esperto sarebbe auspicabile. E i bambini vanno sempre controllati, quando sono con un animale. Non conoscono l’approccio corretto e possono far loro del male, provocando reazioni di difesa.
Ultimamente per alcune patologie viene utilizzata la Pet-therapy, con cavalli, gatti, conigli, cani. Cosa ne pensi?
La pet-therapy dà ottimi risultati, così come gli interventi assistiti con animali (IAA) nelle scuole e coi bambini in genere. Pet-therapy non significa però prendere un cane per una persona problematica. I cani da pet-therapy devono superare dei test attitudinali, prima di essere addestrati. E’ un impegno pesante, infatti non lavorano tutti i giorni, esattamente come quelli da IAA. Sono cani dalla forte tempra, in grado di stare con persone che gridano, che si muovono in maniera scomposta, che hanno disturbi mentali oppure, se sono animali da IAA, devono amare molto i bambini, possedere un aspetto fisico particolarmente “accattivante”, saper gestire lo stress di trovarsi in mezzo a una classe. Quindi cani altamente prosociali ed equilibrati. Si usa il termine pet-therapy a sproposito, quindi è meglio fare chiarezza!
Un cinofilo d’eccezione, il grande Totò affermava: “Il cane è per metà angelo e per metà bambino”.
Una cosa è certa: gli animali hanno molto da insegnarci, per questo vanno rispettati, trattati con cura e attenzione.